Suora di clausura: significato, come vive e le regole che segue

Le suore di clausura sono quelle suore appartenenti ad ordini religiosi che aderiscono all’omonima regola. Letteralmente, clausura in latino significa chiudere, e può essere attiva o passiva, a seconda dei casi e dell’imposizione dell’ordine.

La regola della clausura

La regola della clausura stabilisce l’ingresso e l’uscita dei monaci e delle suore, dai monasteri o dai conventi, e ciò comprende anche per le visite di chi viene da fuori.

Nei monasteri o nei conventi maschili, è vietato in maniera categorica l’ingresso alle donne. Mentre per le suore, è proibita l’uscita dal proprio monastero e l’ingresso in conventi esterni, eccetto in alcuni casi e con il permesso del vescovo.

Il primo decreto sulla regola della clausura fu promulgato nel 1298, da Bonifacio VIII, e sono diversi gli ordini sacerdotali che vi aderiscono.

Ai voti di castità, obbedienza e povertà, chi pratica la clausura deve abbinarvi anche quelli del silenzio, della solitudine, della preghiera, della meditazione e della correzione fraterna.

Gerarchicamente, a capo di ogni monastero femminili c’è una madre Badessa (o Priora), che viene eletta democraticamente, il cui incarico dura per tre anni, con la possibilità di rinnovarli. Vi è poi un consiglio di quattro suore, e la madre Badessa sceglie la sorella, o le sorelle, che dovranno svolgere il compito di insegnanti per le novizie, fino a quando non prenderanno i voti.

Perché le suore scelgono di vivere in un monastero e com’è la loro giornata?

Le suore che scelgono la clausura lo fanno per dedicarsi totalmente a Dio, e la loro giornata è incentrata soprattutto nella preghiera, che sia comunitaria o personale.

La giornata delle suore di clausura, è pressapoco così:

  • ci si sveglia la mattina presto (5,00 o 6,00 del mattino), e si inizia con la preghiera;
  • alle 8,00 del mattino viene celebrata la messa e dopo di essa c’è la colazione;
  • le suore “riordinano” sia alcuni angoli del monastero che la loro cella, per poi dedicarsi ulteriormente alla preghiera;
  • verso le 12,00 si pranza, e durante il pasto una monaca legge dei testi, o delle Bibbia o comunque di carattere spirituale, per poi fare una pausa in sala comune ed altre attività;
  • alla sera le suore si riuniscono per recitare il rosario e i Vespri (alle 18,00) vengono intervallati da lavori manuali;
  • alle 22,00 ci si ritira per dormire.

Durante il giorno le suore fanno diversi generi di lavoro di casa, compreso curare il giardino del monastero (in alcuni casi producono anche il miele). Realizzano rosari, parametri sacri, icone, bomboniere e lavori di artigianato in generale, traducono testi, ricamano e dipingono.

Per quanto la loro vita possa essere solitaria, si informano di ciò che accade al di fuori delle loro mura, con i giornali, la radio, la televisione e internet (sempre in maniera ristretta). I contatti con le persone al di fuori del convento, avvengono in parlatorio, dove le suore sono separate da una grata dal loro interlocutore.

La testimonianza di un’antropologa sulle suore di clausura

Nel 2015, l’antropologa Francesca Sbardella, dell’Università di Bologna, ha scritto un libro Abitare il silenzio, in cui riporta la sua esperienza in un monastero delle suore Carmelitana scalze.

Entrata come postulante, ovvero come chi intende muovere i primi passi in quel genere di vita (solo la Priora sapeva che era un’antropologa), ha dichiarato che la cosa che l’aveva colpita era il silenzio, innaturale e quasi fastidioso.

Un’altra cosa che ha impressionato la studiosa, è stato il controllo del corpo, che le suore dimostravano, stando inginocchiate a pregare per parecchio tempo, mentre lei avvertiva sempre dei dolori alle braccia alla fine dei cicli di preghiera.

Per quanto la loro vita sia incentrato sul silenzio, le suore sembravano comunque molte attive, alzandosi presto e volgendo varie mansioni durante l’arco della giornata, rispettando gli orari. Le monache, poi, non parlavano quasi mai di loro (fatta eccezione delle loro famiglie), si confrontavano per lo più sulla comprensione di testi religiosi o commentavano delle notizie che arrivavano dal mondo esterno.

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