Il modello organizzativo finlandese, noto semplicemente come Mof, è un modello psicologico che si ispira al sistema scolastico finlandese, integrato ad alcuni aspetti della pedagogia montessoriana. Anche in Italia sembra essere già stato usato, ma in che cosa consiste? E’ davvero efficace?
Come funziona
Le lezioni ispirati al sistema scolastico finlandese prevede delle lezioni della durata di cinquanta minuti, con una pausa breve di dieci minuti tra l’una e l’altro, e sono previste anche attività all’aria aperta e laboratori. In tali lezioni, è sempre promossa la collaborazione tra gli studenti. Tale modello può ridurre i compiti a casa.
Per quanto riguarda le lezioni, esse sono strutturare in tre fasi importanti, ovvero la spiegazione di un argomento, della durata di circa venti o trenta minuti, la rielaborazione, in cui gli studenti rielaborano quanto ha spiegato l’insegnante, e l’interazione tra studenti e docenti.
Nel Mof è differente anche l’organizzazione oraria delle materie, perché nella giornata scolastica ci si dedica solo a due materie per volta, e nelle ore successive alle lezioni si cerca di approfondire gli argomenti trattati e ricordarli, e per questo vengono fatte anche ore di laboratorio. Un esempio di orario può essere questo: in un giorno ci si concentra su italiano, storia e geografia, un altro giorno su matematica e scienza, mentre in un terzo giorno su inglese, musica, educazioni fisica ed altre materie inerenti all’arte. Anche le famiglie vengono coinvolte, nelle attività formative, in modo che possono comprendere come il loro figlio apprende e allentare le sue ansie in merito al fatto di non ricordare o non sapere.
In questo metodo più che la competizione tra allievi ci si concentra sulla cooperazione, valorizzando di più i talenti. Da delle statistiche, sembra comunque che le classi che seguono il Mof hanno risultati migliori rispetto alle medie del territorio.
Il Mof in Italia
Tra i primi ad adottare questo metodo in Italia sembra sia stato l’Istituto della Rovere di Urbania, nelle Marche, sotto la direzione di Antonella Accili, e in seguito si è diffuso a un altro centinaio di scuole presenti sul territorio italiano.
Secondo al dirigente scolastico, questo metodo ha facilitato l’apprendimento dello studente, concentrandosi su un numero inferiore di materie per volta evitando che lo studente si concentri, poi, su una sola e trascuri le altre. Con una tale compattezza nei corsi, è la scuola invece che sceglie le proirità.