Isba, una casa agricola russa: come è fatta? Che storia ha?

L’Isba, o izba, è una tipica abitazione russa, abitata da agricoltori, su uno o due piani. Ma come è fatta di preciso? Quali tipologie di isbe ci sono? Per saperne di più si può proseguire nella lettura di questa pagina.

La sua storia e le sue caratteristiche

Queste case hanno origine antiche e sono costruite vicino alla strada o accanto a fienili, orti o stalle. Fino alla Rivoluzione Russa era piuttosto diffusa ed oggi sembra che stia tornando nuovamente di moda, soprattutto per la produzione delle aziende che è cresciuta.

Le case avevano (ed hanno) una costruzione piuttosto semplice, in legno, uniti con chiodi e fili di ferro. In abitazioni come questo ci potevano vivere anche fino a dieci persone, che di notte dormivano su delle panche adibite a giacigli. I bambini, invece, dormivano su delle assi, note come polati, sistemate sulla stufa per tenere i piccoli al caldo. Oggi, invece, queste case sono dotate dei comfort moderni, come l’energia elettrica e la televisione. Per tradizione, agli angoli della casa, venivano poste monete, incenso e lana, per mantenere le persone che vi abitavano in salute e in ricchezza.

Se ne possono distinguere tre tipologie: la Galleria Tretyakov, con un tetto a due spioventi e una facciata principale con solo le finestre, la Legion Media, a due piani, che veniva costruita a metà Ottocento, e l’Irkutsk, o “Casa Europea”, un complesso abitativo.

Le isba nella letteratura

Chi legge i romanzi russi, avrà sicuramente trovato descrizioni di queste case. Come ne I fratelli Karamazov, presente già nel titolo del capitolo sesto, del quarto libro nella seconda parte. Lev Tolstoj, invece, le cita in Resurrezione, romanzo sentimentale del 1889, cosi come Nikolaj Gogol’ in Le anime morte, romanzo del 1848. Un altro romanzo pubblicato negli anni Sessanta, dove vengono citate le isbe, è Una giornata di Ivan Denisovič, di Aleksandr Isaevič Solženicyn, in cui mette a confronto quelle nuove e quelle antecedenti alla Rivoluzione.

Lo scrittore italiano Giulio Bedeschi ne ha parlato spesso nella sua autobiografia, In centomila gavette di ghiaccio, in cui riporta le sue memoria della guerra, ed è in queste isbe che i soldati italiani trovavano riparo. Un altro italiano che le ha descritto è stato Mario Rigoni Stern, ne Il sergente nella neve, altro racconto autobiografia, sempre ambientato durante la seconda guerra mondiale, e lui le cita così: “Una costellazione di pace nel tormento della ritirata dalla Russia : finalmente ci fermiamo a delle isbe isolate…cerco in un’isba e non lo trovò…Ritorna nell’isba del tuo plotone, ritorna a dormire… all’erta, sta all’erta, cerca l’isba del tuo plotone…i magazzini e le Isbe bruciano e qua e là si sente gridare in tedesco…le stelle che splendono di sopra a quest’isba sono le stesse che splendono di sopra alle nostre case”.

 

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