Scintigrafia ossea: che esame è? Quando lo si richiede?

La scintigrafia ossea è un esame medico, effettuato per valutare delle patologie legate all’apparato scheletrico, come delle fratture non visibili con le normali radiografie o tumori alle ossa. Per saperne di più su come si effettua e quando si esegue, si può continuare a leggere questa pagina.

In che cosa consiste l’esame

Questo esame diagnostico, in campo medico è incluso tra gli esami di medicina nucleare. Per effettuarlo, si prevede la somministrazione, per endovena, di un radiofarmaco che si fissa a livello dell’osso, proporzionato al suo metalismo, per fotografarlo con un apposita apparecchiatura, ovvero la gamma camera.

E’ anche possibile parlare di scintigrafia ossea globale, che permette una valutazione totale dell’apparato scheletrico, anziché di un solo arto.

La scintigrafia non è né pericolosa né dolorosa, e la sostanza iniettata non ha effetti collaterali. Non richiede nemmeno una specifica preparazione. Se, tuttavia, una paziente è incinta o presume di esserlo, il medico deve valutare attentamente la sua situazione clinica, e se la donna in questione allatta, è bene che smetta momentaneamente di fornire il latte al piccolo, finché il dottore non deciderà altrimenti.

Tuttavia, l’esecuzione dell’esame può prevedere una permanenza di tre ore circa, nel reparto (che comprende sia l’esame di per sé che la somministrazione) e alla fine dell’esame, si dovrà uscire dall’ospedale o dalla clinica, senza sostare in luoghi pubblici, come bar o negozi, evitando fino all’indomani di stare accanto a bambini al di sotto di dodici anni e a donne in stato di gravidanza.

Quando viene richiesta una scintigrafia ossea

Un esame diagnostico del genere è di sicuro più specifico e accurato della normale radiografia, e ci sono diverse ragioni per cui un medico può richiederla. Quella globale, in particolare, per diagnosticare dei tumori, come quello osseo, oppure delle metastasi.

Tra le altre patologie, con la scintigrafia ossea si possono diagnosticare:

  • delle osteomieliti, per la grande quantità di casi clinici;

  • dell’osteoporosi, che comprende delle fratture di tipo patologico;

  • l’osteomalacia, ovvero la fragilità ossea;

  • l’osteodistrofia renale, un’insieme di anomalie biochimiche, che possono calcificare organi come i reni;

  • l’iperparatiroidismo, la disfunzione di un ormone, che regola i livelli di calcemia;

  • l’artrite reumatoide, una malattia autoimmune che colpisce l’1% della popolazione;

  • di fratture e lesioni, in aree del corpo più “nascoste”, come quelle del carpo o della colonna vertebrale, che non si possono sempre diagnosticare con la normale radiografia;

  • delle fratture da stress, di cui esistono cinque stadi;

  • delle necrosi asettiche, nella testa femorale, che possono verificarsi una decina di giorni dopo la frattura;

  • la distrofia simpatico-riflessa, che causa dolore e impotenza funzionale;

  • la malattia di Paget, una patologia metabolica che colpisce le ossa;

  • la miosite ossificante, una malattia rara che si verifica dopo dei traumi, e la scintigrafia ossea può mostrare fino a che punto è estesa la lesione;

  • la displasia fibrosa dell’osso, che sostituisce il tessuto osseo con quello fibroso, che porta fragilità in zone fratturate.

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